La necropoli fu individuata nel 1925 in occasione della bonifica dell’Isola Sacra. Altri scavi condotti negli anni successivi hanno portato alla luce l’intera necropoli, estesa per 400 m e composta da circa centocinquanta sepolcri, due terzi dei quali, relativi al nucleo meridionale, attualmente visibili. L’occupazione della necropoli iniziò poco dopo la creazione del porto di Claudio (inaugurato da Nerone) e del relativo insediamento di Porto.
Le tombe, che si addossano a schiera le une alle altre a formare dei gruppi separati da sentieri e aree libere, sono disposte lungo i due lati di una strada, probabilmente di età traianea, che collegava Porto ad Ostia.
Il tipo più diffuso è la tomba familiare a camera quadrata, con un recinto antistante la cella. Le facciate, in opera laterizia, sono ornate da lesene e presentano timpani triangolari e cornici che inquadrano le iscrizioni funerarie.
All’interno, nella parte alta delle pareti sono le nicchie per le urne cinerarie, mentre nella parte bassa sono presenti arcosoli per le inumazioni. I pavimenti sono a mosaico, mentre le pareti e le volte sono decorate con pitture e stucchi.
Col tempo il rito misto lascia il posto alla sola inumazione, tanto che le tombe del III secolo lungo la strada presentano solo arcosoli. La scarsità di spazio disponibile portò a riutilizzare, soprattutto nel IV e V secolo, le tombe già esistenti.
Dalle iscrizioni e dai rilievi in terracotta posti sulle facciate ed indicanti il mestiere del defunto, sappiamo che la necropoli era destinata ad un ceto medio di artigiani, bottegai e commercianti; non sono presenti personaggi d’alto rango, ed anche i liberti e gli schiavi sembrano costituire una minoranza. L’elemento cristiano è rappresentato soltanto da tre iscrizioni ed un sarcofago; sappiamo infatti che il cimitero cristiano di Porto era a Capo Due Rami.