Sant’Ivo è da considerarsi uno dei capolavori del barocco. Fu sicuramente una delle sfide architettoniche più ardue e difficili che Francesco Borromini dovette affrontare.
Nel 1632 Francesco Borromini divenne architetto dell’università della Sapienza e cominciò ad occuparsi della costruzione della chiesa che doveva sorgere all'interno del complesso universitario, mentre era già presente il cortile, opera di Giacomo della Porta. La costruzione ebbe inizio solo dieci anni dopo; come mai con cosi ritardo? Trame e poteri occulti si opposero alla realizzazione della chiesa che dopo varie vicende venne ultimata sotto il pontificato di Alessandro VII nel 1660 circa.
Borromini si ispiro alla forma dell’Ape, simbolo della famiglia Barberini e realizzò un’opera interamente dedicata all’insetto con la pianta dell’edificio ovale che richiama il corpo e la spirale della lanterna sormontata dalla croce che rappresenta il pungiglione.
L’effetto finale fu quello di aver creato un piccolo gioiello architettonico caratterizzato da elementi classici, gotici ma anche sintesi di una ricerca geometrica legata alla figura del triangolo e quindi con una valenza simbolica legata alla religione. Il genio del Borromini raggiunse qui un apice e sconcertò i contemporanei, per le forme e scelte inusuali, dettate dal rapporto tra architettura e simbolismo.
Ammireremo al suo interno la pala d'altare con Sant'Ivo patrono degli avvocati di Pietro da Cortona, terminata dai suoi allievi.